Citiverse

trames@poliversity.it (@trames@poliversity.it)

La vita è un percorso procedendo lungo il quale tutto si fa gradualmente sempre più chiaro, fino a manifestarsi nella piena luce del giorno.

Condivido qui ciò che d'interessante incontro lungo la mia strada, talvolta qualche riflessione sugli strumenti per illuminarla. Spero che qualcuno possa apprezzare.

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  • Sabato si è svolto a Berlino il Christopher Street Day (CSD), ovvero la sfilata dell’orgoglio queer.

    Sabato si è svolto a Berlino il Christopher Street Day (CSD), ovvero la sfilata dell’orgoglio queer.
    Nonostante l’energia celebrativa, il senso della manifestazione è stato profondamente politico. Per la prima volta, secondo gli organizzatori, non si trattava di ottenere nuovi diritti, ma di difendere quelli esistenti, messi in pericolo dagli attacchi esterni. Un cambio di prospettiva che ha mosso migliaia di persone a partecipare con maggiore convinzione.

    https://www.ilmitte.com/2025/07/christopher-street-day-2025-a-berlino/

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  • Dall'articolo Le radici laiche dell’Europa, di Daniele Passanante.

    Dall'articolo Le radici laiche dell’Europa, di Daniele Passanante.

    Il 19 marzo scorso alla Camera dei deputati Giorgia Meloni ha sferrato un attacco al Manifesto di Ventotene «per un’Europa libera e unita», il progetto di unità europea che contiene l’idea di Europa federale e libera ed è punto di riferimento per tutti gli europeisti progressisti.

    Perché la presidente del Consiglio ha attaccato un documento di 84 anni fa? Certamente per le sue basi socialiste. Ma il Manifesto di Ventotene probabilmente non piace alla destra anche per i contenuti laici.

    Il Manifesto, a parte forse proprio i passi citati alla Camera, è ancora oggi molto attuale non soltanto dal punto di vista dell’europeismo. Nel terzo e ultimo capitolo si fa riferimento a «un’Europa libera e unita come premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era farà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza ed i privilegi sociali. Sempre nell’ultimo capitolo affronta anche il tema della laicità, in particolar modo in Italia: «Su due sole questioni – si legge – è necessario precisare meglio le idee, per la loro particolare importanza in questo momento nel nostro paese: sui rapporti dello stato con la chiesa e sul carattere della rappresentanza politica».

    Il primo punto riguarda il concordato con cui in Italia il Vaticano ha concluso l’alleanza col fascismo. La libertà faticosamente ottenuta attraverso le lotte risorgimentali, culminate il 20 settembre 1870 nella Breccia di Porta Pia, fu cancellata dai Patti Lateranensi l’11 febbraio 1929, data funesta in cui la società civile perdeva qualsiasi speranza di emancipazione dal potere della Chiesa. Questa in cui si cita l’abolizione del concordato è la parte del Manifesto della quale fu estensore Ernesto Rossi che nel 1955 contribuì alla fondazione del Partito radicale.

    In una dichiarazione di voto in occasione delle elezioni amministrative del giugno 1966 Rossi afferma: «Chi non osa prendere la difesa dello Stato laico contro le indebite ingerenze della Chiesa nella vita politica del nostro paese e contro tutti i privilegi che essa ha ereditato dal fascismo, quale premio della sua leale collaborazione al regime; chi non si propone, come obiettivo da raggiungere anche a lontana scadenza, l’abolizione del Concordato, firmato dal cav. Benito Mussolini in nome della Santissima Trinità, è, per me, sostanzialmente un reazionario, qualunque sia il programma di riforme economiche, che, a parole, dice di voler sostenere».

    Parole chiare e purtroppo mai abbastanza ascoltate perché sappiamo bene quali sono ancora oggi le conseguenze nefaste del Concordato tra lo Stato e la Chiesa. Ricordiamone soltanto alcune: i privilegi della Chiesa, non soltanto fiscali, i finanziamenti a pioggia, i tentacoli del Vaticano in moltissimi organismi dello Stato, nelle forze armate, nella scuola e nell’educazione, nel sistema carcerario, nella Sanità, i costi della religione a carico di tutti i cittadini anche non credenti, il meccanismo perverso dell’8xmille alla Chiesa cattolica, le ingerenze in tema di diritti civili, la presenza massiccia nei media italiani, i rapporti tra lo Stato e le altre religioni, la mancata piena attuazione della laicità dello Stato prevista dalla Costituzione.

    L’Europa a cui pensavano Spinelli e Rossi non avrebbe dovuto fare gli stessi errori delle dittature nazifasciste e nel Manifesto questo è spiegato molto bene. Spinelli e Rossi criticano aspramente i nazionalismi e oggi condannerebbero certamente i sovranismi che mettono a rischio pace e benessere duraturi per il nostro continente.

    Il Manifesto di Ventotene aspira infatti al progetto di «una libera federazione europea, non basata su egemonie di sorta, né su ordinamenti totalitari, e dotata di quella solidità strutturale che non la riduca ad una semplice Società delle Nazioni». Un’Europa di pace, che ha imparato dagli errori della Storia e che non ha bisogno di investire ingenti risorse nel riarmo, ma è in grado di gestire i conflitti grazie alla diplomazia e alle sue solide fondamenta. Un sogno europeo che oggi rischia di infrangersi.

    L'articolo completo si può leggere all'indirizzo https://blog.uaar.it/2025/07/20/le-radici-laiche-delleuropa/.

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  • Dall'articolo America addio, sarà la Cina il nuovo egemone globale, di Ana Palacio.

    Dall'articolo America addio, sarà la Cina il nuovo egemone globale, di Ana Palacio.

    È ormai chiaro a tutti che gli Stati Uniti si stanno allontanando dalla posizione di leadership globale. Pur essendo in gran parte dettato da una scelta, il ritiro dell’America potrebbe diventare irreversibile.

    E se il Partito comunista cinese farà la sua parte, la Repubblica popolare assurgerà a nuovo egemone globale.

    Il libro bianco della Cina stabilisce che la sicurezza politica è il fondamento della stabilità nazionale, essenziale per consentire alla Cina di agire come forza stabilizzatrice in un mondo turbolento. Tale turbolenza può essere attribuita in gran parte alle potenze occidentali – soprattutto agli Usa – che hanno favorito il disordine attraverso il contenimento e l’interferenza.

    Anche l’attuale ritiro dell’America dalla leadership globale è stato conflittuale e caotico. Questo caos inizia con l’amministrazione Trump che abbraccia il nazionalismo economico e continua con Trump che rifiuta decenni di principi di politica estera Usa. La volontà di Trump di far leva sul potere americano per plasmare gli affari globali in base ai suoi capricci è un’altra istigazione all’instabilità, e la sua decisione unilaterale di bombardare i siti nucleari iraniani ne è l’esempio più ovvio. L'operazione non solo è improbabile che abbia raggiunto i suoi obiettivi, ma mina il soft power degli Stati Uniti e invita ad accusarli di arroganza e ipocrisia.

    Trump non sembra preoccuparsi di questo, perché convinto che la sicurezza nazionale non dipenda da un’azione di sensibilizzazione globale, bensì dalla deterrenza militare, dalla sicurezza informatica e dal protezionismo economico.

    In realtà, l’amministrazione Trump ha ridotto la diplomazia culturale e ha tagliato gli aiuti allo sviluppo, simboli dell’influenza americana post-Guerra Fredda. Ciò ha spalancato alla Cina le porte per posizionarsi come attore stabile e sicuro negli affari regionali e globali, come campione del multilateralismo, investitore e difensore del Sud globale.

    La Cina sta alimentando il suo soft power attraverso la diffusione culturale e l’impegno economico, inclusi scambi commerciali, prestiti e investimenti. A maggio il paese ha introdotto una linea di credito da 9 miliardi di dollari per l’America Latina e i Caraibi. Più in generale, la Cina ha stanziato enormi quantità di finanziamenti per progetti infrastrutturali ed energetici in tutto il Sud globale.

    Ma la retorica cinese di giustizia e multilateralismo è smentita dalle sue politiche interne coercitive e dalle sue manovre regionali aggressive. La Cina ha portato avanti diverse rivendicazioni territoriali con crescente assertività. Per quanto riguarda Taiwan, il partito «non promette di rinunciare all’uso della forza» e «si riserva la possibilità di prendere tutte le misure necessarie» per «riunificare» la Cina.

    Gli Stati Uniti e la Cina hanno idee molto diverse su cosa significhi sostenere la stabilità globale.

    Se intendono rimanere attori decisivi nell’emergente ordine mondiale multipolare, gli Usa dovranno riaffermare i principi di politica estera del dopoguerra su cui è stato fondato l’ordine basato sulle regole che loro stessi hanno contribuito a costruire ma che ora minacciano.

    https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/america-addio-cina-egemonia-globale-e9xxde3a

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