Dall'articolo Le radici laiche dell’Europa, di Daniele Passanante.

Il 19 marzo scorso alla Camera dei deputati Giorgia Meloni ha sferrato un attacco al Manifesto di Ventotene «per un’Europa libera e unita», il progetto di unità europea che contiene l’idea di Europa federale e libera ed è punto di riferimento per tutti gli europeisti progressisti.

Perché la presidente del Consiglio ha attaccato un documento di 84 anni fa? Certamente per le sue basi socialiste. Ma il Manifesto di Ventotene probabilmente non piace alla destra anche per i contenuti laici.

Il Manifesto, a parte forse proprio i passi citati alla Camera, è ancora oggi molto attuale non soltanto dal punto di vista dell’europeismo. Nel terzo e ultimo capitolo si fa riferimento a «un’Europa libera e unita come premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era farà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza ed i privilegi sociali. Sempre nell’ultimo capitolo affronta anche il tema della laicità, in particolar modo in Italia: «Su due sole questioni – si legge – è necessario precisare meglio le idee, per la loro particolare importanza in questo momento nel nostro paese: sui rapporti dello stato con la chiesa e sul carattere della rappresentanza politica».

Il primo punto riguarda il concordato con cui in Italia il Vaticano ha concluso l’alleanza col fascismo. La libertà faticosamente ottenuta attraverso le lotte risorgimentali, culminate il 20 settembre 1870 nella Breccia di Porta Pia, fu cancellata dai Patti Lateranensi l’11 febbraio 1929, data funesta in cui la società civile perdeva qualsiasi speranza di emancipazione dal potere della Chiesa. Questa in cui si cita l’abolizione del concordato è la parte del Manifesto della quale fu estensore Ernesto Rossi che nel 1955 contribuì alla fondazione del Partito radicale.

In una dichiarazione di voto in occasione delle elezioni amministrative del giugno 1966 Rossi afferma: «Chi non osa prendere la difesa dello Stato laico contro le indebite ingerenze della Chiesa nella vita politica del nostro paese e contro tutti i privilegi che essa ha ereditato dal fascismo, quale premio della sua leale collaborazione al regime; chi non si propone, come obiettivo da raggiungere anche a lontana scadenza, l’abolizione del Concordato, firmato dal cav. Benito Mussolini in nome della Santissima Trinità, è, per me, sostanzialmente un reazionario, qualunque sia il programma di riforme economiche, che, a parole, dice di voler sostenere».

Parole chiare e purtroppo mai abbastanza ascoltate perché sappiamo bene quali sono ancora oggi le conseguenze nefaste del Concordato tra lo Stato e la Chiesa. Ricordiamone soltanto alcune: i privilegi della Chiesa, non soltanto fiscali, i finanziamenti a pioggia, i tentacoli del Vaticano in moltissimi organismi dello Stato, nelle forze armate, nella scuola e nell’educazione, nel sistema carcerario, nella Sanità, i costi della religione a carico di tutti i cittadini anche non credenti, il meccanismo perverso dell’8xmille alla Chiesa cattolica, le ingerenze in tema di diritti civili, la presenza massiccia nei media italiani, i rapporti tra lo Stato e le altre religioni, la mancata piena attuazione della laicità dello Stato prevista dalla Costituzione.

L’Europa a cui pensavano Spinelli e Rossi non avrebbe dovuto fare gli stessi errori delle dittature nazifasciste e nel Manifesto questo è spiegato molto bene. Spinelli e Rossi criticano aspramente i nazionalismi e oggi condannerebbero certamente i sovranismi che mettono a rischio pace e benessere duraturi per il nostro continente.

Il Manifesto di Ventotene aspira infatti al progetto di «una libera federazione europea, non basata su egemonie di sorta, né su ordinamenti totalitari, e dotata di quella solidità strutturale che non la riduca ad una semplice Società delle Nazioni». Un’Europa di pace, che ha imparato dagli errori della Storia e che non ha bisogno di investire ingenti risorse nel riarmo, ma è in grado di gestire i conflitti grazie alla diplomazia e alle sue solide fondamenta. Un sogno europeo che oggi rischia di infrangersi.

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