CANTICO DEI CANTICI - Capitolo 3

La sposa cerca l’amato del suo cuore1Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato.2Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia. L'ho cercato, ma non l'ho trovato.3Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: “Avete visto l'amore dell'anima mia?”.4Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amore dell'anima mia. Lo strinsi forte e non lo lascerò, finché non l'abbia condotto nella casa di mia madre, nella stanza di colei che mi ha concepito.5Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amore, finché non lo desideri.

TERZO POEMA (3,6-5,1)

Il corteo nuziale6Chi sta salendo dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d'incenso e d'ogni polvere di mercanti?7Ecco, la lettiga di Salomone: sessanta uomini prodi le stanno intorno, tra i più valorosi d'Israele.8Tutti sanno maneggiare la spada, esperti nella guerra; ognuno porta la spada al fianco contro il terrore della notte.9Un baldacchino si è fatto il re Salomone con legno del Libano.10Le sue colonne le ha fatte d'argento, d'oro la sua spalliera; il suo seggio è di porpora, il suo interno è un ricamo d'amore delle figlie di Gerusalemme.11Uscite, figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona di cui lo cinse sua madre nel giorno delle sue nozze, giorno di letizia del suo cuore.

_________________Note

3,6 L’apertura del poema è affidata al coro: è come una voce fuori campo, alla quale l’autore riserva il ruolo di commentatore o di transizione verso un nuovo quadro.

3,9 Libano: rinomato per il legname dei suoi boschi.

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Approfondimenti


vv. 1-5. Se la notte del canto precedente era stata notte d'amore consumato, la notte del canto di 3,1-5 evoca il genere letterario del “Sogno d'amore”, nel quale la ragazza si immagina di aver perduto il suo diletto e di doverlo ricercare in un'impossibile notte. Il Ct conosce anche un secondo notturno d'amore (cfr. 5,2-7), ma senza il lieto fine che sigilla questo canto (3,5). Si tratta di un sogno raccontato (i verbi sono tutti al passato) che ricorda una scena che si svolge nel cuore della notte, entro una città immersa nel silenzio, dove tuttavia il silenzio notturno è rotto dalle parole della protagonista che, ripetute come un ritornello, scandiscono temi e tempi dell'amore di lei per colui che essa chiama con una dolcissima definizione «l'amato del mio cuore». L'amore è fatto di assenza e di presenza, percorre i sentieri del “cercare”, del “non trovare”, del “trovare” (vedi l'affastellarsi di questi verbi in tutti i primi quattro versetti): si tratta della ricerca mai scontata dell'amore, cercato e inseguito superando tutti gli ostacoli. Due volte l'inseguimento nel sogno ha un esito amaro: «L'ho cercato, ma non l'ho trovato» (vv. 1-2). Finalmente, l'immensa sorpresa: «trovai l'amato del mio cuore» (v. 4a), con l'incontro d'amore sognato «in casa della madre», nella camera di colei che «l'aveva concepita» (v. 4b). Il sogno si chiude con una voce fuori campo (v. 5; cfr. 2,7), che scongiura di non disturbare l'amore assopito dei due amanti.

vv. 6-11. In mezzo a tanti dialoghi e monologhi di cui è intessuto il poema del Ct, qui ci troviamo di fronte a una descrizione apparentemente impersonale. Il redattore impiega un antico epitalamio regale sul tipo di quello che leggiamo nel Sal 45. Sembrano nozze regali, addirittura di re Salomone (cfr. 1Re 9,16); ma nella finzione poetica del Ct, dove ogni sposo è chiamato «re» (cfr. 1,4), si nasconde la realtà del matrimonio di una qualsiasi coppia di giovani. La fastosa processione nuziale viene poeticamente evocata e ambientata nel deserto di Giuda non lontano da Gerusalemme: un gran polverone, che il poeta rilegge come «colonna di fumo, profumi di mirra e di incenso» (v. 6); una lettiga ornata con oro, argento e legno del Libano, il cui seggio è tessuto di porpora (v. 7.9.10); la scorta di sessanta amici dello sposo (vv. 7-8), paragonati ai sessanta soldati di scorta che si era scelto il re Salomone (cfr. 1Re 1,38.44). Si tratta di proteggere l'amata «contro i pericoli della notte» (v. 8b), i quali – dato il contesto nuziale – sembrano alludere agli spiriti maligni notturni che, secondo certe tradizioni popolari dell'Antico Oriente (cfr. Tb 3,7-8), imperversavano nella prima notte di nozze attentando alla fertilità e alla felicità della coppia. Il v. 11 è un invito alle «figlie di Sion» (cfr. «le fanciulle di Gerusalemme» del v. 10) a uscire di casa per applaudire il corteo nuziale che avanza in città, per ammirare lo sposo incoronato, abbigliato per le nozze dalla sua stessa madre. Tutto nel Ct è contemplato con occhi tipicamente femminili.

(cf. VALERIO MANNUCCI, Cantico dei Cantici – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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