Dicembre ti sta friggendo il cervello? La soluzione è la disintossicazione digitale!
E’ arrivato! E’ dicembre che arriva sempre con quel carico di bilanci che pesano sulla schiena.
Ma ormai il bilancio non si fa più solo tra sé e sé. C’è questo strano fenomeno del sovraccarico, una specie di rumore di fondo che diventa insopportabile proprio quando dovremmo rallentare.
I social ad esempio, si riempiono di gente che urla i propri successi dell’anno e le chat di lavoro esplodono perché bisogna chiudere tutto, subito, prima che scatti il primo gennaio, come se poi il mondo finisse davvero.
In mezzo a questo caos, gli algoritmi dei negozi non ti lasciano respirare.
Ti inseguono con sconti che sembrano occasioni imperdibili, che rasentano lo scam di massa, e intanto senti la pressione di dover scattare la foto perfetta per Instagram. E poi intorno al 24, si finisce a passare le ore a fare copia e incolla di un unico messaggio di auguri (con tanto di immagine) da inviare a tutti gli “amici” su WhatsApp, perdendo di vista quello che sta succedendo davvero nella nostra stanza.
Il bisogno di staccare la spina
“Stacca, Stacca, Staccami la spina” cantava Jovanotti (Lorenzo Cherubini) moltissimi anni fa.
Ma molti (e non nascondetelo) se ne accorgono così, quasi per caso, di quanto sono diventati schiavi di quel rettangolo luminoso. Uno tira fuori il telefono per guardare che tempo fa o se sono già le otto, e trenta minuti dopo è ancora lì che scorre notizie o reals a caso, senza un motivo preciso.
Capita pure durante le cene: il cibo arriva in tavola e invece di mangiarlo lo si fotografa da ogni angolazione, interrompendo tutto il ritmo della serata.
Le famiglie si ritrovano sedute allo stesso tavolo ma vivono vite parallele.
Ognuno fissa il suo schermo, immerso in una bolla digitale che rende la presenza fisica una specie di accessorio opzionale. È un modo di stare insieme che non è stare insieme, ed è in questo momento di massima frizione che la voglia di una disintossicazione digitale inizia a farsi strada nella testa della gente.
La fatica di elaborare troppi dati
I ricercatori hanno pure dato un nome a questa sensazione di pesantezza:burnout digitale.
È una stanchezza cronica che viene dal mangiare troppe informazioni, un’indigestione di dati che il cervello umano non è proprio fatto per gestire. Siamo bombardati.
Ogni notifica che arriva attiva il sistema dello stress e ci tiene in uno stato di allerta perenne, manco fossimo nella giungla a scappare dai predatori, e invece stiamo solo leggendo una mail.
Il problema grosso è che la nostra capacità di concentrarci profondamente sta andando a farsi benedire.
Passiamo da un’app all’altra, da una scheda del browser a un’altra, e il cervello poveretto non riesce a starti dietro. Esiste questa cosa chiamata attenzione residua: un pezzo di te resta incastrato nel compito di prima, così quello che stai facendo adesso lo fai peggio. È un’efficienza che cola a picco, un po’ come cercare di correre nel fango.
Chimica del sonno e giornate corte
A dicembre questa stanchezza accumulata per dodici mesi arriva a un punto di rottura.
La gente diventa irritabile (e ci credo), fa fatica a prendere sonno e non combina più niente di buono al lavoro.
C’è anche una questione tecnica, legata alla luce blu degli schermi che blocca la melatonina. In inverno, con le giornate che durano un attimo e la luce naturale che scarseggia, questa interferenza con l’ormone del sonno è una mazzata per l’organismo.
Il fatto è che dicembre non è un mese come gli altri, ha questo peso simbolico di chiusura del cerchio. È il momento in cui ci si guarda indietro e si pensa che forse si potrebbe vivere diversamente, anche se questa “consapevolezza”, capita molte poche volte all’anno. Se per tutto l’anno hai rimandato il pensiero di cambiare abitudini, l’arrivo dell’anno nuovo ti dà quella spinta di “ultima occasione” per rimetterti in sesto.
Preparare il terreno per il nuovo anno
Fare un detox digitale prima di Capodanno viene visto un po’ come un rito di purificazione.
Come quando si fanno le pulizie di primavera in casa, solo che qui si pulisce lo spazio mentale.
È l’opportunità per smettere di agire come robot, di rendersi conto di quanto tempo si butta via a guardare il nulla e provare a riprendersi le redini della propria attenzione.
Non è che bisogna buttare il telefono nel cassonetto, eh. Si tratta di ritrovare un equilibrio che abbia un senso.
Qualcuno stabilisce dei coprifuoco digitali, tipo che un’ora prima di dormire o durante i pasti i telefoni spariscono dalla vista. Altri cancellano le app che creano più dipendenza o decidono che un giorno a settimana i social non esistono proprio.
Piccole strategie di sopravvivenza
C’è chi prova a tornare all’analogico, che sembra quasi un concetto vintage.
Un libro di carta invece dell’e-book, o un gioco da tavolo invece di rincitrullirsi davanti ai videogiochi. Una cosa che aiuta molto, dicono, è farsi una domanda banale prima di sbloccare lo schermo: “Perché sto prendendo in mano il telefono?”. Spesso la risposta è “per noia”, e già rendersene conto è un passo avanti.
Alla fine, il punto non è odiare la tecnologia, ma smettere di farsi usare da lei. Il vero vantaggio di tutto questo staccare è che si torna a essere presenti, a stare nel momento mentre le cose succedono.
Dicembre è pieno di momenti che meriterebbero di essere vissuti davvero, tra cene e parenti, e riscoprire la gioia di parlarsi dal vivo senza notifiche che vibrano in tasca non è poi così male.
Io questo anno stacco veramente la spina per riaccenderla ad inizio gennaio. E voi?
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