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The ZX Spectrum Finally Got An FPS
Senza categoriaThe ZX Spectrum Finally Got An FPS
The ZX Spectrum is known for a lot of things, but it’s not really known for a rich and deep library of FPS titles. However, there is finally such a game for the platform, thanks to [Jakub Trznadel]—and it’s called World of Spells.
Like so many other games of this type, it was inspired by the 3D raycasting techniques made so popular by Wolfenstein 3D back in the day. For that reason, it has a very similar look in some regards, but a very different look in others—the latter mostly due to the characteristic palette available on the ZX Spectrum. A playable FPS is quite a feat to achieve on such limited hardware, but [Jakub] pulled it off well, with the engine able to reach up to 80 frames per second.
The game is available for download, and you can even order it on tape if you so desire. You might also like to check out the walkthrough on YouTube, where the game is played on an emulator. Don’t worry, though—the game works on real ZX Spectrum 48k hardware just fine.
The Speccy retains a diehard fanbase to this day. You can even build a brand new one thanks to a buoyant supply of aftermarket parts.
youtube.com/embed/52ukFKy3Awk?…
[thanks to losr for the tip!]
hackaday.com/2025/12/07/the-zx…

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L’interruzione di Cloudflare del 5 dicembre 2025 dovuta alle patch su React Server.
Senza categoriaL’interruzione di Cloudflare del 5 dicembre 2025 dovuta alle patch su React Server. L’analisi tecnica
Cloudflare ha registrato un’interruzione significativa nella mattina del 5 dicembre 2025, quando alle 08:47 UTC una parte della propria infrastruttura ha iniziato a generare errori interni. L’incidente, che ha avuto una durata complessiva di circa 25 minuti, si è concluso alle 09:12 con il ripristino completo dei servizi.
Secondo l’azienda, circa il 28% del traffico HTTP gestito globalmente è stato coinvolto. L’impatto ha riguardato solo clienti che utilizzavano una combinazione specifica di configurazioni, come spiegato dai tecnici.
Cloudflare ha chiarito che il disservizio non è stato collegato ad alcuna attività ostile: nessun attacco informatico, tentativo di intrusione o comportamento malevolo ha contribuito all’evento. A causare il problema è stato invece un aggiornamento introdotto per mitigare una vulnerabilità recentemente resa pubblica e legata ai componenti React Server, identificata come CVE-2025-55182.
Come si è arrivati all’incidente
Il disservizio è nato da una modifica al sistema di analisi dei body delle richieste HTTP, parte delle misure adottate per proteggere gli utenti di applicazioni basate su React. La modifica prevedeva l’aumento del buffer di memoria interno del Web Application Firewall (WAF) da 128 KB a 1 MB, valore che si allinea al limite predefinito nei framework Next.js.Questa prima variazione è stata diffusa con un rollout progressivo. Durante l’implementazione, i tecnici hanno rilevato che uno strumento di test WAF interno non era compatibile con il nuovo limite. Ritenendo quel componente non necessario per il traffico reale, Cloudflare ha proceduto con una seconda modifica destinata a disabilitarlo.
È stata questa seconda modifica, distribuita con il sistema di configurazione globale – che non prevede rollout graduali – a generare la catena di eventi che ha portato agli errori HTTP 500. Il sistema ha raggiunto rapidamente ogni server della rete in pochi secondi.
A quel punto, una particolare versione del proxy FL1 si è trovata a eseguire una porzione di codice Lua contenente un bug latente. Il risultato è stato il blocco dell’elaborazione di alcune richieste e la restituzione di errori 500 da parte dei server coinvolti.
Chi è stato colpito
A essere interessati, riportano gli ingegneri di Cloudflare, sono stati i clienti che utilizzavano il proxy FL1 insieme al Cloudflare Managed Ruleset. Le richieste verso i siti configurati in questo modo hanno iniziato a rispondere con errori 500, con pochissime eccezioni (come alcuni endpoint di test, ad esempio /cdn-cgi/trace).Non sono stati invece colpiti i clienti che utilizzavano configurazioni differenti o quelli serviti dalla rete Cloudflare operante in Cina.
La causa tecnica
Il problema è stato ricondotto al funzionamento del sistema di regole utilizzato dal WAF. Alcune regole, tramite l’azione “execute”, attivano la valutazione di set di regole aggiuntivi. Il sistema killswitch, utilizzato per disattivare rapidamente regole problematiche, non era mai stato applicato fino a quel momento a una regola con azione “execute“.Quando la modifica ha disabilitato il set di test, il sistema ha saltato correttamente l’esecuzione della regola, ma non ha gestito l’assenza dell’oggetto “execute” nella fase successiva di elaborazione dei risultati. Da qui l’errore Lua che ha generato gli HTTP 500.
Cloudflare ha precisato che questo bug non esiste nel proxy FL2, scritto in Rust, grazie al diverso sistema di gestione dei tipi che evita questi scenari.
Collegamento con l’incidente del 18 novembre
La società ha ricordato come una dinamica simile si fosse verificata il 18 novembre 2025, quando un’altra modifica non correlata causò un malfunzionamento diffuso. In seguito a quell’episodio erano stati annunciati diversi progetti per rendere più sicuri gli aggiornamenti di configurazione e ridurre l’impatto di singoli errori.Tra le iniziative ancora in corso figurano:
- un sistema più rigido di versioning e rollback,
- procedure “break glass” per mantenere operative funzioni critiche anche in condizioni eccezionali,
- una gestione fail-open nei casi di errore di configurazione.
Cloudflare ha ammesso che, se queste misure fossero già state pienamente operative, l’impatto dell’incidente del 5 dicembre sarebbe potuto essere più contenuto. Per il momento, l’azienda ha sospeso ogni modifica alla rete finché i nuovi sistemi di mitigazione non saranno completi.
Cronologia essenziale dell’evento (UTC)
- 08:47 – Inizio dell’incidente dopo la propagazione della modifica di configurazione
- 08:48 – Impatto esteso a tutta la parte di rete coinvolta
- 08:50 – Il sistema di alerting interno segnala il problema
- 09:11 – Revoca della modifica di configurazione
- 09:12 – Ripristino completo del traffico
Cloudflare ha ribadito le proprie scuse ai clienti e ha confermato la pubblicazione, entro la settimana successiva, di un’analisi completa sui progetti in corso per migliorare la resilienza dell’intera infrastruttura.
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Satya Nadella: “Le dimensioni di Microsoft sono diventate un ostacolo nell’era dell’AI”
Senza categoriaSatya Nadella: “Le dimensioni di Microsoft sono diventate un ostacolo nell’era dell’AI”
In un colloquio con Matthias Döpfner, amministratore delegato di Axel Springer, il CEO di Microsoft Satya Nadella ha riconosciuto che la crescita imponente del gruppo di Redmond rappresenta oggi un fattore limitante nella competizione sull’intelligenza artificiale. La struttura organizzativa molto ampia, ha spiegato, rallenta la catena decisionale e rende più complesso reagire ai rapidi cambiamenti del settore.
Nadella ha messo a confronto l’operatività delle grandi aziende con quella delle startup, sottolineando come queste ultime si muovano con team ridotti, capaci di passare dall’idea allo sviluppo senza lunghi passaggi gerarchici. Secondo il CEO, questa agilità consente alle piccole realtà tecnologiche di innovare con una velocità difficilmente replicabile da colossi come Microsoft.
Per questo motivo, ha raccontato, dedica parte dei suoi weekend allo studio dei modelli organizzativi delle giovani aziende, con l’obiettivo di capire come adattare il lavoro interno di Microsoft a un ritmo di innovazione più serrato. Ha spiegato che nel suo gruppo lo sviluppo dei prodotti passa attraverso almeno tre responsabili – per area scientifica, di prodotto e infrastrutturale – un processo che richiede inevitabilmente più tempo rispetto a quello delle startup.
Nuove priorità per adottare l’IA
Durante l’intervista, Nadella ha invitato le aziende a rivedere la propria impostazione mentale, passando da un approccio “autocompiaciuto” a uno orientato all’apprendimento continuo. Ha avvertito che trattare l’implementazione dell’IA come un semplice aggiornamento dei sistemi informativi esistenti porta quasi sempre al fallimento.Secondo il CEO, l’introduzione dell’intelligenza artificiale richiede quattro passaggi fondamentali:
- ripensare i flussi di lavoro, senza limitarsi a integrare nuove tecnologie;
- adottare strumenti moderni di IA;
- formare adeguatamente il personale;
- liberare i dati dai sistemi legacy, così che possano essere utilizzati dai modelli intelligenti.
Nadella ha inoltre ricordato che competenze come empatia e intelligenza emotiva restano cruciali per la leadership anche in un contesto sempre più automatizzato.
Una trasformazione che coinvolge tutta la Silicon Valley
Le sue dichiarazioni arrivano in una fase in cui diverse grandi aziende tecnologiche – tra cui Google, Meta e Amazon – stanno riducendo i livelli intermedi di management per velocizzare le decisioni, un cambiamento che riflette una tendenza più ampia all’insegna della snellimento strutturale.Nadella ha richiamato poi l’attenzione su un altro punto critico per il settore: i limiti dei data center. A suo avviso, non è la disponibilità di chip a rappresentare il vero collo di bottiglia, bensì l’insufficienza di potenza e spazio nei centri di elaborazione. Ha raccontato che molti acceleratori di IA risultano inutilizzati perché l’infrastruttura non è ancora pronta a supportarli in modo efficiente.
La “fabbrica di intelligenza artificiale” di Microsoft
Guardando al futuro, Nadella ha invitato le aziende a costruire una propria “fabbrica di IA”, basata sulla capacità di valorizzare i dati interni.Per Microsoft, questo significa fare leva sul Microsoft 365 Graph, un sistema capace di rappresentare in forma semantica informazioni non strutturate come e-mail, documenti e riunioni. Secondo il CEO, questo approccio permetterà di recuperare la conoscenza tacita all’interno delle organizzazioni e potrebbe diventare un elemento strategico decisivo per l’adozione dell’intelligenza artificiale.
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Ex CEO di Intel: “Il boom dell’IA finirà con l’arrivo dei qubit”
Senza categoriaEx CEO di Intel: “Il boom dell’IA finirà con l’arrivo dei qubit”
L’ex amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, ha condiviso una serie di valutazioni sul futuro dell’informatica e, in particolare, sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale. In un’intervista al Financial Times, Gelsinger ha sostenuto che l’attuale espansione dell’IA potrebbe subire una brusca frenata in seguito a un avanzamento decisivo nel calcolo quantistico, capace di ridisegnare l’intero settore tecnologico.
Gelsinger descrive il rapporto tra informatica convenzionale, sistemi basati su IA e tecnologie quantistiche come una sorta di “trinità”, destinata a ridefinire profondamente l’ecosistema digitale. A suo giudizio, i computer quantistici diventeranno strumenti d’uso comune molto più rapidamente di quanto oggi si creda.
Una posizione che contrasta nettamente con quella del CEO di Nvidia, Jensen Huang, secondo il quale serviranno almeno due decenni prima che il calcolo quantistico sia ampiamente adottato. Gelsinger, invece, ipotizza un’accelerazione drastica e indica due anni come orizzonte possibile per assistere a una vera diffusione della tecnologia.
Pur non ritenendo imminente un ridimensionamento del settore dell’IA, Gelsinger sostiene che una svolta quantistica rappresenterebbe il vero momento di discontinuità. Secondo la sua analisi le attuali GPU, fondamentali per l’addestramento dei modelli di IA, potrebbero lasciare spazio a sistemi completamente nuovi basati su architetture quantistiche.
Nel corso dell’intervista, l’ex CEO ha anche commentato la collaborazione tra Microsoft e OpenAI, paragonandola a quella storica tra Bill Gates e IBM. Nel suo punto di vista, Microsoft detiene la componente strategica del progetto, in particolare l’infrastruttura di calcolo e il controllo sui modelli, mentre OpenAI agisce principalmente come veicolo di diffusione dei prodotti verso il pubblico.
Dopo l’uscita da Intel, Gelsinger ha fatto ingresso in Playground Global, società di venture capital che gli ha permesso di approfondire ulteriormente le tecnologie quantistiche. La sua convinzione è che l’arrivo sul mercato dei primi qubit realmente operativi rappresenterà un momento critico, destinato a mettere sotto pressione sia l’informatica tradizionale sia le attuali soluzioni basate sull’IA.
Gelsinger ha inoltre ripercorso alcune fasi della sua esperienza alla guida di Intel, ammettendo che al suo ritorno trovò un’azienda in condizioni peggiori del previsto. Ha sottolineato come, nei cinque anni precedenti, la società avesse accumulato ritardi significativi su numerosi progetti, arrivando a perdere alcuni dei fondamenti ingegneristici che da sempre la caratterizzavano.
Uno dei punti critici riguarda lo sviluppo del processo produttivo 18A, considerato essenziale per recuperare terreno rispetto a TSMC. Gelsinger aveva promesso alla dirigenza che il progetto sarebbe stato completato in un arco di cinque anni, ma lasciò la società prima della conclusione dei lavori. Successivamente, il nuovo CEO Chen Liwu ha deciso di interrompere l’iniziativa proprio allo scadere del periodo previsto.
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GlobalProtect di Palo Alto Networks è sotto scansioni Attive.
Senza categoriaGlobalProtect di Palo Alto Networks è sotto scansioni Attive. Abilitate la MFA!
Una campagna sempre più aggressiva, che punta direttamente alle infrastrutture di accesso remoto, ha spinto gli autori delle minacce a tentare di sfruttare attivamente le vulnerabilità dei portali VPN GlobalProtect di Palo Alto Networks.
Il 5 dicembre Palo Alto Networks ha emesso un avviso urgente, esortando i clienti ad adottare l’autenticazione a più fattori (MFA), a limitare l’esposizione del portale tramite firewall e ad applicare le patch più recenti.
In base alle risultanze del report sulle attività di monitoraggio condotto da GrayNoise, che ha rilevato scansioni e sforzi di sfruttamento condotti da oltre 7.000 indirizzi IP unici a livello globale, le organizzazioni che utilizzano la popolare soluzione VPN per garantire la sicurezza del lavoro remoto sono state messe in allarme.
Targeting osservato da Ip (Fonte: GreyNoise)
A partire dalla fine di novembre 2025, sono stati rilevati attacchi che sfruttano le vulnerabilità dei gateway GlobalProtect, soprattutto quelle accessibili pubblicamente attraverso la porta UDP 4501.
GlobalProtect di Palo Alto Networks è da tempo un obiettivo primario a causa della sua onnipresenza negli ambienti aziendali. Difetti storici, come CVE-2024-3400 (una vulnerabilità critica di command injection, risolta nell’aprile 2024 con punteggio CVSS 9,8), continuano a perseguitare i sistemi non ancora patchati.
Le ondate recenti sfruttano configurazioni errate che consentono l’accesso pre-autenticazione, incluse credenziali predefinite o portali di amministrazione esposti. Gli aggressori utilizzano strumenti come script personalizzati che imitano i moduli Metasploit per enumerare i portali, effettuare accessi con forza bruta e rilasciare malware per la persistenza.
Secondo i dati di Shadowserver e di altri feed di intelligence sulle minacce, le fonti IP comprendono proxy residenziali, provider di hosting Bulletproof e istanze VPS compromesse in Asia, Europa e Nord America.
Gli indicatori di compromissione includono picchi anomali di traffico UDP sulla porta 4501, seguiti da richieste HTTP agli endpoint /global-protect/login.urd. Nelle violazioni confermate, gli intrusi hanno esfiltrato token di sessione, consentendo il movimento laterale nelle reti aziendali.
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Foto rubate e Rapimenti inventati!
Senza categoriaFoto rubate e Rapimenti inventati! La nuova truffa che sta terrorizzando l’America
I criminali utilizzano sempre più spesso fotografie e video tratti da fonti pubbliche per spacciarli per prove di un presunto rapimento. L’FBI avverte che i criminali alterano le immagini che trovano per renderle il più reali possibile, raffigurando una persona specifica trattenuta contro la sua volontà e poi inviandole ai parenti insieme a minacce.
Spesso si tratta di storie completamente inventate, mentre la vittima dorme sonni tranquilli a casa, ignara dell’accaduto. Ma gli investigatori stanno anche notando una tendenza più inquietante: i truffatori monitorano i manifesti di persone scomparse, selezionano le foto delle persone scomparse e le usano per fare pressione sulle famiglie.
In sostanza, questi schemi replicano vecchie truffe telefoniche in cui gli anziani venivano avvicinati con la storia di un parente scomparso recentemente. I truffatori chiedevano poi denaro “per le cure” o “per la liberazione”, sperando di scioccare e sgomentare il destinatario. L’anno scorso, l’FBI ha ricevuto 357 denunce per incidenti di questo tipo, con perdite totali pari a 2,7 milioni di dollari. La nuova versione di questo schema funziona in modo simile, ma è integrata da “prove” generate che, a prima vista, sembrano convincenti. La persona viene solitamente raffigurata come spaventata, esausta o messa in condizioni non familiari: questo è sufficiente a creare un senso di reale minaccia nel destinatario.
La sostituzione è resa possibile dal fatto che praticamente tutti hanno numerose foto pubbliche online. Le piattaforme social consentono agli aggressori di identificare rapidamente la cerchia di amici e familiari di una potenziale vittima. Gli strumenti basati sull’intelligenza artificiale possono alterare espressioni facciali, sfondi o dettagli delle immagini e talvolta persino creare immagini completamente sintetiche. Tuttavia, come sottolineano gli esperti, a un esame più attento, tali materiali contengono spesso errori: tratti caratteristici scompaiono, proporzioni cambiano o compaiono distorsioni.
Per impedire alle persone di verificare con calma l’autenticità di un’immagine, i criminali spesso utilizzano messaggi autodistruggenti. L’immagine scompare dopo pochi secondi, lasciando poco tempo per confrontarla con foto reali o per consultarsi con qualcuno di propria conoscenza. Questa corsa contro il tempo è una parte importante del piano.
Nel frattempo, gli analisti della sicurezza informatica ammettono che a volte anche loro si imbattono in falsi così convincenti da essere quasi scambiati per veri. Nel frattempo, risorse underground vendono strumenti come WormGPT, che aiutano gli aggressori a scrivere testi di phishing, creare script di manipolazione e automatizzare gli attacchi.
Per proteggere te stesso e i tuoi cari, l’FBI consiglia di evitare di condividere informazioni personali durante i viaggi e di concordare una parola in codice nota solo ai familiari. Se ricevi minacce, prova a contattare la persona menzionata nei messaggi: spesso questo rivela immediatamente che si tratta di una truffa.
Metodi di inganno simili hanno da tempo colpito il mondo aziendale. Le aziende si imbattono sempre più spesso in falsi candidati in cerca di lavoro da remoto nel settore IT. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha riferito che una di queste reti ha fruttato ai suoi partecipanti almeno 88 milioni di dollari in sei anni.
Nella maggior parte di questi casi, la pista porta alla Corea del Nord: persone che usano false identità trovano lavoro presso le aziende, lavorano come sviluppatori e trasferiscono i proventi. Ora, sono aiutati non solo da documenti falsi, ma anche da strumenti generativi che creano curriculum, copioni per colloqui e alterano l’aspetto nelle videochiamate. Di conseguenza, il datore di lavoro non comunica con la persona che vede sullo schermo. Ma non è poi così spaventoso, vero?
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F1 Light Box Helps You Know the Current Race Status
Senza categoriaF1 Light Box Helps You Know the Current Race Status
[joppedc] wrote in to let us know that the Formula 1
season is coming to an end, and that the final race should be bangin’. To get ready, he built this ultra-sleek logo light box last week that does more than just sit there looking good, although it does that pretty well. This light box reacts to live race events, flashing yellow for safety cars, red for red flags, and green for, well, green flags.The excellent light box itself was modeled in Fusion 360, and the files are available on MakerWorld. The design is split into four parts — the main body, a backplate to mount the LEDs, the translucent front plate, and an enclosure for an ESP32.
Doing it this way allowed [joppedc] to not only print in manageable pieces, it also allowed him to use different materials. Getting the front panel to diffuse light correctly took some experimenting to find the right thickness. Eventually, [joppedc] landed on 0.4 mm (two layers) of matte white PLA.
There isn’t much in the way of brains behind this beauty, just an ESP32, a strip of WS2812B addressable LEDs, and a USB-C port for power. But it’s the software stack that ties everything together. The ESP32 has WLED, Home Assistant runs the show, and of course, there is the F1 sensor integration to get live race data.
If you’re looking for more of an F1 dashboard, then we’ve got you covered.
hackaday.com/2025/12/06/f1-lig…



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Standalone USB-PD Stack For All Your Sink Needs
Senza categoriaStandalone USB-PD Stack For All Your Sink Needs
USB PD is a fun protocol to explore, but it can be a bit complex to fully implement. It makes sense we’re seeing new stacks pop up all the time, and today’s stack is a cool one as far as code reusability goes. [Vitaly] over on Hackaday.io brings us pdsink – a C++ based PD stack with no platform dependencies, and fully-featured sink capabilities.
This stack can do SPR (5/9/15/20V) just like you’d expect, but it also does PPS without breaking a sweat – perfect for your Lithium Ion battery charging or any other current-limited shenanigans. What’s more, it can do EPR (28V and up) – for all your high-power needs. For reference, the SPR/PPS/EPR combination is all you could need from a PD stack intended for fully taking advantage of any USB-PD charger’s capabilities. The stack is currently tailored to the classic FUSB302, but [Vitaly] says it wouldn’t be hard to add support for a PD PHY chip of your choice.
It’s nice to have a choice in how you want your PD interactions to go – we’ve covered a few stacks before, and each of them has strong and weak sides. Now, if you have the CPU bandwidth, you could go seriously low-tech and talk PD with just a few resistors, transistors, and GPIOs! Need to debug a particular USB-C edge case? Don’t forget a logger.
hackaday.com/2025/12/06/standa…

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Lessons Learned After Trying MeshCore for Off-grid Text Messaging
Senza categoriaLessons Learned After Trying MeshCore for Off-grid Text Messaging
[Michael Lynch] recently decided to delve into the world of off-grid, decentralized communications with MeshCore, because being able to communicate wirelessly with others in a way that does not depend on traditional communication infrastructure is pretty compelling. After getting his hands on a variety of hardware and trying things out, he wrote up his thoughts from the perspective of a hardware-curious software developer.
He ends up testing a variety of things: MeshCore firmware installed on a Heltec V3 board (used via an app over Bluetooth), a similar standalone device with antenna and battery built in (SenseCAP T-1000e, left in the header image), and a Lilygo T-Deck+ (right in the header image above). These all use MeshCore, which is built on and reportedly compatible with Meshtastic, a framework we have featured in the past.
The cheapest way to get started is with a board like the Heltec v3, pictured here. It handles the LoRa wireless communications part, and one interfaces to it over Bluetooth.
The first two devices are essentially MeshCore gateways, to which the user connects over Bluetooth. The T-Deck is a standalone device that resembles a Blackberry, complete with screen and keypad. [Michael] dove into what it was like to get them up and running.Probably his most significant takeaway was that the whole process of onboarding seemed a lot more difficult and much less clear than it could be. This is an experience many of us can relate to: the fragmented documentation that exists seems written both by and for people who are already intimately familiar with the project in its entirety.
Another thing he learned was that while LoRa is a fantastic technology capable of communicating wirelessly over great distances with low power, those results require good antennas and line of sight. In a typical urban-ish environment, range is going to be much more limited. [Michael] was able to get a maximum range of about five blocks between two devices. Range could be improved by purchasing and installing repeaters or by having more devices online and in range of one another, but that’s where [Michael] drew the line. He felt he had gotten a pretty good idea of the state of things by then, and not being a radio expert, he declined to purchase repeater hardware without any real sense of where he should put them, or what performance gains he could expect by doing so.
Probably the most surprising discovery was that MeshCore is not entirely open source, which seems odd for an off-grid decentralized communications framework. Some parts are open, but the official clients (the mobile apps, web app, and T-Deck firmware) are not. [Michael] found this out when, being primarily a software developer, he took a look at the code to see if there was anything he could do to improve the poor user experience on the T-Deck and found that the firmware was proprietary.
[Michael]’s big takeaway as a hardware-curious software developer is that the concept is great and accessible (hardware is not expensive and there is no licensing requirement for LoRa), but it’s not really there yet in terms of whether it’s practical for someone to buy a few to distribute among friends for use in an emergency. Not without getting into setting up enough repeaters to ensure connectivity, anyway.
hackaday.com/2025/12/06/lesson…



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Bridging RTL-433 To Home Assistant
Senza categoriaBridging RTL-433 To Home Assistant
If you’ve got an RTL-SDR compatible receiver, you’ve probably used it for picking up signals from all kinds of weird things. Now, [Jaron McDaniel] has built a tool to integrate many such devices into the world of Home Assistant.
It’s called RTL-HAOS, and it’s intended to act as a bridge. Whatever you can pick up using the RTL_433 tool, you can set up with Home Assistant using RTL-HAOS. If you’re unfamiliar with RTL_433, it’s a multitalented data receiver for picking up all sorts of stuff on a range of bands using RTL-SDR receivers, as well as a range of other hardware. While it’s most closely associated with products that communicate in the 433 MHz band, it can also work with products that talk in 868 MHz, 315 MHz, 345 MHz, and 915 MHz, assuming your hardware supports it. Out of the box, it’s capable of working with everything from keyless entry systems to thermostats, weather stations, and energy monitors. You can even use it to listen to the tire pressure monitors in your Fiat Abarth 124 Spider, if you’re so inclined.
[Jaron’s] tool integrates these devices nicely into Home Assistant, where they’ll appear automatically thanks to MQTT discovery. It also offers nice signal metrics like RSSI and SNR, so you can determine whether a given link is stable. You can even use multiple RTL-SDR dongles if you’re so inclined. If you’re eager to pull some existing environmental sensors into your smart home, this may prove a very easy way to do it.
The cool thing about Home Assistant is that hackers are always working to integrate more gear into the ecosystem. Oftentimes, they’re far faster and more efficient at doing this than big-name corporations. Meanwhile, if you’re working on your own hacks for this popular smart home platform, we’d probably like to know about it. Be sure to hit up the tips line in due time.
hackaday.com/2025/12/06/bridgi…

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Emulate ROMs at 12MHz With Pico2 PIO
Senza categoriaEmulate ROMs at 12MHz With Pico2 PIO
Nothing lasts forever, and that includes the ROMs required to make a retrocomputer run. Even worse, what if you’re rolling your own firmware? Period-appropriate EPROMs and their programmers aren’t always cheap or easy to get a hold of these days. [Kyo-ta04] had that problem, and thanks to them, we now all have a solution: Pico2ROMEmu, a ROM emulator based on, you guessed it, the Raspberry Pi Pico2.
The Pico2ROMEmu in its natural habitat on a Z80 SBC.
The ROM emulator has been tested at 10MHz with a Z80 processor and 12MHz with an MC68000. An interesting detail here is that rather than use the RP2350’s RISC-V or ARM cores, [kyo-ta04] is doing all the work using the chip’s powerful PIO. PIO means “programmable I/O,” and if you need a primer, check this out. Using PIO means the main core of the microcontroller needn’t be involved — and in this context, a faster ROM emulator.We’ve seen ROM emulators before, of course — the OneROM comes to mind, which can also use the RP2350 and its PIOs. That project hasn’t been chasing these sorts of speeds as it is focused on older, slower machines. That may change in the newest revision. It’s great to see another contender in this space, though, especially one to serve slightly higher-performance retrocomputers. Code and Gerbers for the Pico2RomeEMU are available on GitHub under an MIT license.
Thanks to [kyo-ta04] for the tip.
hackaday.com/2025/12/06/emulat…



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Sfruttata da mesi nel silenzio generale: la falla LNK usata dagli APT di mezzo mondo
Senza categoriaSfruttata da mesi nel silenzio generale: la falla LNK usata dagli APT di mezzo mondo
Gli esperti hanno scoperto che nell’estate del 2025 Microsoft ha corretto una pericolosa vulnerabilità in Windows che era stata sfruttata attivamente da almeno 11 gruppi di hacker, tra cui APT nordcoreani e grandi gruppi come Evil Corp.
Si tratta del CVE-2025-949, che consentiva agli aggressori di nascondere comandi dannosi all’interno di file LNK e di eseguire malware senza essere rilevati su un dispositivo compromesso.
La radice del problema risiede nel modo in cui Windows gestisce i collegamenti LNK. Gli aggressori hanno riempito il campo Destinazione nel file LNK con spazi per nascondere argomenti dannosi della riga di comando.
Le proprietà del file mostrano solo i primi 260 caratteri del campo Destinazione, mentre il resto rimane nascosto. Di conseguenza, l’utente visualizza un comando innocuo, ma facendo doppio clic sul collegamento viene avviato il malware.
Gruppi di hacker hanno sfruttato attivamente questo trucco. Gli analisti di Trend Micro hanno scoperto che il CVE-2025-9491 è stato sfruttato da almeno 11 gruppi, tra cui APT37 nordcoreano, APT43 (noto anche come Kimsuky), Mustang Panda, SideWinder, RedHotel e Konni, oltre ai criminali informatici di Evil Corp e Bitter.
“Gli attacchi hanno utilizzato vari payload e downloader: Ursnif, Gh0st RAT, Trickbot. Le piattaforme MaaS (malware-as-a-service) hanno complicato ulteriormente la situazione“, osserva Trend Micro.
Come recentemente riportato da Arctic Wolf e StrikeReady , il gruppo di hacker cinese Mustang Panda ha addirittura sfruttato questa vulnerabilità come zero-day e l’ha utilizzata in attacchi contro diplomatici europei in Ungheria, Belgio e altri paesi dell’UE. Gli aggressori hanno infine distribuito il malware PlugX RAT sui sistemi delle loro vittime.
A marzo 2025, gli analisti di Trend Micro segnalarono agli sviluppatori Microsoft che la vulnerabilità CVE-2025-9491 era stata attivamente sfruttata. Tuttavia, il produttore rispose che avrebbe solo “considerato” la correzione del bug, sottolineando che la vulnerabilità non soddisfaceva i criteri per una correzione immediata.
Inoltre, a novembre, i rappresentanti di Microsoft hanno rilasciato un ulteriore chiarimento affermando che il problema non dovrebbe essere considerato una vulnerabilità, “data l’interazione richiesta dall’utente e il fatto che il sistema avvisa in merito al formato di file non attendibile“.
Tuttavia, come ha riferito Mitja Kolsek, responsabile di Acros Security e co-fondatore di 0patch, Microsoft ha recentemente modificato silenziosamente il comportamento dei file LNK. Kolsek afferma che, dopo gli aggiornamenti di giugno (sebbene la patch sembri essere stata distribuita gradualmente), gli utenti vedono tutti i caratteri nel campo Destinazione quando aprono le proprietà dei file LNK, non solo i primi 260.
Kolsek ha osservato che questa non è una soluzione completamente funzionale. Il problema è che gli argomenti dannosi dei file LNK persistono e gli utenti non ricevono ancora avvisi quando aprono un collegamento con una stringa di destinazione eccessivamente lunga.
In attesa che Microsoft rilasci una patch completa, Acros Security ha rilasciato una correzione non ufficiale tramite la sua piattaforma 0Patch. La micropatch limita tutte le stringhe di destinazione nelle scorciatoie a 260 caratteri e avvisa gli utenti del potenziale pericolo nell’apertura di file con stringhe eccessivamente lunghe.
“Anche se è possibile creare scorciatoie dannose con meno caratteri, crediamo che fermare gli attacchi reali già scoperti potrebbe apportare notevoli vantaggi a coloro che sono presi di mira dagli hacker“, afferma Kolsek.
La patch non ufficiale è disponibile per gli utenti 0patch con abbonamenti PRO ed Enterprise che eseguono versioni di Windows da Windows 7 a Windows 11 22H2, nonché da Windows Server 2008 R2 a Windows Server 2022.
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Cyber Apocalypse: La NATO Svela l’Esercitazione di Difesa Informatica più Grande di Sempre
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La NATO ha tenuto in Estonia la sua più grande esercitazione di difesa informatica di sempre, la Cyber Coalition, con la partecipazione di circa 1.300 specialisti. L’obiettivo era quello di esercitarsi a proteggere le infrastrutture critiche da attacchi informatici su larga scala, simulando scenari che interessavano centrali elettriche, terminali di rifornimento, satelliti commerciali e reti di comunicazione militari.
Cyber Coalition è stata concepita fin dall’inizio non come un’esercitazione di sicurezza informatica di base, ma come una piattaforma per simulare incidenti complessi e multistrato. Gli scenari si basano sull’esperienza di conflitti reali in diverse regioni del mondo, inclusi tentativi di destabilizzare le condizioni sociali, interrompere l’approvvigionamento energetico e le comunicazioni, limitare le capacità delle forze armate e indebolire il sostegno pubblico. Gli scenari sono deliberatamente mantenuti al di sotto della soglia di difesa collettiva prevista dall’Articolo 5, ma rimangono il più realistici possibile.
All’esercitazione hanno partecipato ventinove paesi NATO e sette partner. Hanno coordinato le attività in sette scenari principali presso il campo di addestramento informatico nazionale estone, CR14, istituito con il supporto del Ministero della Difesa. Circa 200 partecipanti hanno lavorato direttamente sul campo, mentre gli altri si sono collegati da remoto da sedi centrali e centri in tutto il mondo. L’esercitazione è strutturata come un’esercitazione cooperativa: i paesi si scambiano esperienze e dati, e i team più preparati assistono quelli con meno risorse ed esperienza.
Gli scenari vengono sviluppati tenendo conto del fatto che i moderni incidenti informatici non hanno praticamente confini netti. Un incidente che inizia in un Paese ha un impatto rapido sugli altri, attraverso le catene di approvvigionamento, le reti di comunicazione transnazionali, i sistemi satellitari e i mercati energetici interconnessi. Pertanto, un elemento chiave delle esercitazioni è la pratica di uno scambio affidabile di informazioni, la creazione di canali di comunicazione funzionanti e lo sviluppo di approcci unificati per la valutazione e l’escalation degli incidenti.
La componente tecnica rimane centrale. Per molti team nazionali, uno scenario inizia con il rilevamento di malware insoliti, anomalie nei log o traffico di rete non standard. Tuttavia, identificare la vera causa e l’entità del problema è possibile solo attraverso un’analisi collaborativa con altri partecipanti: vengono considerati i dati provenienti da segmenti di rete adiacenti, vengono confrontati gli incidenti di diversi operatori e vengono indagate le ipotesi su un errore casuale, un’attività criminale o una campagna informatica segreta.
Per la prima volta, il programma include un episodio spaziale a tutti gli effetti, ispirato all’attacco di alto profilo all’operatore satellitare Viasat durante i primi giorni del conflitto in Ucraina. Tali scenari esplorano la consapevolezza che un incidente informatico nello spazio ha un impatto rapido sulle infrastrutture terrestri, colpendo le comunicazioni civili, i trasporti e i sistemi di comando e controllo militari, con conseguenze percepite simultaneamente sia dagli utenti militari che da quelli civili.
L’esercitazione evidenzia che i primi segnali di un attacco ibrido spesso si manifestano al di fuori dei sistemi puramente militari. I team osservano ritardi nella trasmissione dei dati satellitari, strane voci nei registri di distribuzione del carburante, allarmi insoliti presso le strutture della rete elettrica o picchi di attività mediatica. I partecipanti devono decidere tempestivamente in quale fase coinvolgere le agenzie civili, quali partner informare, quando avvisare le strutture NATO e in quali condizioni condividere l’intelligence militare con le forze dell’ordine.
Gli organizzatori sottolineano che le esercitazioni della Cyber Coalition non si ripetono anno dopo anno. Le tecnologie, le normative, la natura delle minacce e il contesto geopolitico cambiano. Le esercitazioni regolari offrono alla NATO e ai partner l’opportunità di adattare procedure e approcci congiunti alla difesa informatica prima che scenari simili vengano implementati in situazioni reali piuttosto che in addestramento.
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Something New Every Day, Something Relevant Every Week?
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The site is called Hackaday, and has been for 21 years. But it was only for maybe the first half-year that it was literally a hack a day. By the 2010s, we were putting out four or more per day, and in the later 20-teens, we settled into our current cadence of eight hacks per day, plus some original pieces over the top. That’s a lot of hacks per day! (But “Eight-to-Ten-Hacks-a-Day” just isn’t as catchy.)
With that many posts daily, we also tend to reach out to a broader array of interests. Quite simply, not every hack is necessarily going to be just exactly what you are looking for, but we wouldn’t be writing it up if we didn’t think that someone was looking for it. Maybe you don’t like CAN bus hacks, but you’re into biohacking, or retrocomputing. Our broad group of writers helps to make sure that we’ll get you covered sooner or later.
What’s still surprising to me, though, is that a couple of times per week, there is a hack that is actually relevant to a particular project that I’m currently working on. It’s one thing to learn something new every day, and I’d bet that I do, but it’s entirely another to learn something new and relevant.
So I shouldn’t have been shocked when Tom and I were going over the week’s hacks on the podcast, and he picked an investigation of injecting spray foam into 3D prints. I liked that one too, but for me it was just “learn something new”. Tom has been working on an underwater ROV, and it perfectly scratched an itch that he has – how to keep the top of the vehicle more buoyant, while keeping the whole thing waterproof.
That kind of experience is why I’ve been reading Hackaday for 21 years now, and it’s all of our hope that you get some of that too from time to time. There is a lot of “new” on the Internet, and that’s a wonderful thing. But the combination of new and relevant just can’t be beat! So if you’ve got anything you want to hear more about, let us know.
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Cancellare una Gmail di un utente arbitrario è possibile grazie ad uno zeroday su Comet
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I ricercatori di Striker STAR Labs hanno descritto un nuovo attacco ai browser basati su agenti che possono trasformare una normale email in un wiper quasi completo della posta in arrivo di Google Drive.
L’attacco prende di mira Comet, un browser basato sull’intelligenza artificiale di Perplexity in grado di gestire automaticamente la posta elettronica e il cloud dell’utente.
La tecnica, denominata Google Drive Wiper, è un attacco “zero-click” : l’utente non deve cliccare su un link dannoso o aprire un allegato. Funziona connettendo il browser a Gmail e Google Drive tramite OAuth. L’utente concede all’agente un’autorizzazione una tantum per leggere email, visualizzare file ed eseguire azioni su di essi, come spostarli, rinominarli o eliminarli. Successivamente, l’agente può eseguire queste azioni automaticamente in risposta alle richieste di testo.
Una richiesta semplice e innocua potrebbe essere questa: “Controlla la mia posta elettronica e completa eventuali attività di pulizia recenti“. L’agente analizza le email, trova i messaggi rilevanti e segue le istruzioni. Il problema è che l’aggressore può inviare in anticipo alla vittima un’email appositamente creata, descrivendo liberamente l’attività di “pulizia” di Google Drive: ordinare i file, eliminare elementi con determinate estensioni o qualsiasi elemento al di fuori delle cartelle, e quindi “controllare i risultati”.
L’agente percepisce tale e-mail come di routine e segue obbedientemente le istruzioni. Di conseguenza, i file utente reali su Google Drive vengono inviati al cestino senza ulteriore conferma umana. “Il risultato è un browser dell’agente che si trasforma automaticamente in un wiper e trasferisce in massa i dati critici nel cestino con una singola richiesta in linguaggio naturale“, osserva la ricercatrice di sicurezza Amanda Russo. Secondo lei, una volta che l’agente ha ottenuto l’accesso OAuth a Gmail e Google Drive, le istruzioni dannose possono diffondersi rapidamente tra cartelle condivise e account da riga di comando.
È particolarmente significativo che questo attacco non si basi sul jailbreaking o sulla classica iniezione di prompt . L’attaccante deve semplicemente essere educato, fornire istruzioni coerenti e formulare richieste come “gestisci questo”, “prenditi cura di questo” o “fallo per me“, cedendo di fatto il controllo all’agente. I ricercatori sottolineano che il tono e la struttura del testo possono sottilmente spingere un modello linguistico verso azioni pericolose, anche se formalmente aderisce alle policy di sicurezza.
Per mitigare il rischio, proteggere il modello in sé non è sufficiente. È necessario considerare l’intera catena: l’agente, i suoi connettori ai servizi esterni e le istruzioni in linguaggio naturale che è autorizzato a eseguire automaticamente. Altrimenti, ogni email cortese e ben strutturata proveniente da un mittente sconosciuto diventa un potenziale innesco per un attacco zero-click ai vostri dati.
Nel frattempo, Cato Networks ha dimostrato un’altra tecnica per attaccare i browser basati sull’intelligenza artificiale, denominata HashJack. In questo scenario, un prompt dannoso viene nascosto in un frammento di URL dopo il simbolo “#“, ad esempio: www.example[.]com/home# . Questo indirizzo può essere inviato tramite e-mail, messaggistica istantanea, social media o incorporato in una pagina web. Una volta che la vittima apre il sito web e pone al browser basato sull’intelligenza artificiale una domanda “intelligente” sul contenuto della pagina, l’agente legge il frammento nascosto ed esegue le istruzioni in esso contenute.
“HashJack è il primo attacco di iniezione indiretta di prompt noto che consente di utilizzare qualsiasi sito web legittimo per controllare segretamente un assistente AI in un browser“, spiega il ricercatore Vitaly Simonovich. L’utente vede un indirizzo legittimo e si fida di esso, mentre le istruzioni dannose sono nascoste in una parte dell’URL che in genere viene trascurata.
In seguito alla divulgazione responsabile, Google ha assegnato al problema una priorità bassa e lo stato “non risolverà (comportamento intenzionale)“: il comportamento è considerato previsto. Nel frattempo, Perplexity e Microsoft hanno rilasciato patch per i loro browser AI, specificando versioni specifiche di Comet v142.0.7444.60 ed Edge 142.0.3595.94. Secondo i ricercatori, il browser Claude per Chrome e OpenAI Atlas non sono vulnerabili a HashJack.
Gli autori del documento sottolineano specificamente che il programma AI Vulnerability Reward di Google non considera le violazioni delle policy di generazione dei contenuti e l’aggiramento dei “guardrail” di sicurezza come vulnerabilità di sicurezza a tutti gli effetti. In pratica, ciò significa che un’intera categoria di attacchi agli agenti di intelligenza artificiale rimane all’intersezione tra la sicurezza e il “comportamento previsto” dei sistemi che accedono sempre più spesso ai dati e ai servizi reali degli utenti.
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Electronic Dice Built The Old Fashioned Way
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If you wanted to build an electronic dice, you might grab an Arduino and a nice OLED display to whip up something fancy. You could even choose an ESP32 and have it log your rolls to the cloud. Or, you could follow the lead of [Axiometa] and do it the old-school way.
The build is based around the famous 555 timer IC. It’s paired with a 4017 decade counter IC, which advances every time it receives a clock signal from the 555. With the aid of some simple transistor logic, this lights the corresponding LEDs for the numbers 1 to 6, which are laid out like the face of a typical six-sided die. For an added bit of fun, a tilt sensor is used to trigger the 555 and thus the roll of the dice. A little extra tweak to the circuit ensures the 555 keeps counting just a little while after you stop shaking. This makes the action feel like an actual dice roll.
Schematics are available for the curious. We’d love to see this expanded to emulate a range of other dice—like a D20 version that could blink away on the D&D table. We’ve covered some very exciting technology in that area as well.
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La Cina replica alle accuse di attacchi informatici: “Gli USA sono l’impero degli hacker”
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Un portavoce dell’ambasciata cinese in Canada ha risposto alla domanda di un giornalista in merito al clamore suscitato in Canada dai cosiddetti “attacchi informatici cinesi”.
Un giornalista ha chiesto: Di recente, il Canadian Cyber Security Centre, insieme alla Cybersecurity and Infrastructure Security Agency degli Stati Uniti e alla National Security Agency, ha pubblicato congiuntamente un rapporto di analisi in cui si afferma che gli autori di minacce informatiche sostenuti dal governo cinese hanno utilizzato il malware Brickstorm per infiltrarsi nei sistemi di agenzie governative, strutture e organizzazioni del settore informatico.
Qual è il commento della Cina?
“Come tutti sappiamo, gli Stati Uniti sono il vero “impero degli hacker”, i padroni degli attacchi informatici e la più grande minaccia alla sicurezza informatica globale. Il cosiddetto rapporto di analisi ignora i dilaganti attacchi informatici degli Stati Uniti, mentre muove accuse infondate contro la Cina. Questo è il classico caso in cui la pentola dice al calderone che è nero, ed è malevolo. La Cina si oppone fermamente.
La Cina è una delle principali vittime di attacchi informatici e si è costantemente e risolutamente opposta e combattuta ogni forma di attacco informatico nel rispetto della legge, impegnandosi fermamente a salvaguardare la sicurezza informatica.
La Cina esorta il Canada a smettere immediatamente di seguire l’esempio degli Stati Uniti, a cessare di politicizzare e stigmatizzare le questioni di sicurezza informatica e a smettere di strumentalizzare le questioni di sicurezza informatica per diffamare la Cina.”
Le agenzie di sicurezza informatica — CISA, NSA e Canadian Cyber Security Centre — hanno avvertito che il malware Brickstorm è stato usato per infiltrare e radicarsi per anni all’interno delle reti di “organizzazioni critiche”.
Brickstorm — che può operare su sistemi Linux, VMware e Windows — consente agli attaccanti di ottenere credenziali, controllare macchine, muoversi lateralmente nelle reti e stabilire tunnel per comunicazioni e trasferimento dati, lasciando le vittime vulnerabili a furti di dati, esfiltrazioni o potenziali sabotaggi. In un caso riportato, gli aggressori sono entrati in un server VMware vCenter nell’aprile 2024 e ne hanno mantenuto il controllo fino almeno a settembre 2025.
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L’UE indaga Meta per violazione delle norme antitrust con l’intelligenza artificiale
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Meta ha dichiarato recentemente che quando gli utenti pongono domande relative alle notizie, Meta fornirà notizie in tempo reale, contenuti di intrattenimento e lifestyle dai suoi media partner, tra cui CNN, Fox News, Le Monde, People magazine e USA Today.
Secondo Reuters, Meta ha stipulato numerosi accordi commerciali sui dati di intelligenza artificiale con diversi editori di notizie, tra cui USA Today, la rivista People, CNN, Fox News, The Daily Caller, The Washington Examiner e Le Monde.
Secondo quanto riportato, queste collaborazioni consentiranno a Meta di connettersi con gli articoli e i siti web degli editori di notizie tramite il suo chatbot basato sull’intelligenza artificiale, fornendo notizie e aggiornamenti “immediati“.
Il 4 dicembre l’UE ha annunciato di aver avviato un’indagine antitrust su Meta per determinare se il suo approccio all’introduzione di funzionalità di intelligenza artificiale (IA) nella sua app di messaggistica WhatsApp violasse le norme UE sulla concorrenza.
Nell’annunciare l’avvio dell’indagine, la Commissione europea ha dichiarato di essere preoccupata che la nuova politica di Meta “potrebbe impedire ai fornitori terzi di intelligenza artificiale di offrire servizi tramite WhatsApp”. Questa azione è l’ultima misura adottata dall’UE per cercare di frenare i giganti tecnologici statunitensi in risposta alla forte reazione dell’amministrazione Trump.
Questa indagine sarà condotta secondo le leggi antitrust tradizionali, non secondo il Digital Markets Act (DMA) dell’UE. Trump ha criticato il DMA per aver preso di mira ingiustamente le aziende americane e ha minacciato ritorsioni. Teresa Ribera, Commissaria europea per l’Antitrust, ha affermato che l’UE deve “adottare misure per impedire alle aziende dominanti nel settore digitale di abusare del loro potere e di estromettere i concorrenti innovativi”.
L’indagine riguarda lo Spazio economico europeo, compresi i 27 stati membri dell’UE, nonché Islanda, Liechtenstein e Norvegia, ma esclude l’Italia, che a luglio ha avviato una propria indagine indipendente su Meta.
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Sudo Clean Up My Workbench
Senza categoriaSudo Clean Up My Workbench
[Engineezy] might have been watching a 3D printer move when inspiration struck: Why not build a robot arm to clean up his workbench? Why not, indeed? Well, all you need is a 17-foot-long X-axis and a gripper mechanism that can pick up any strange thing that happens to be on the bench.
Like any good project, he did it step by step. Mounting a 17-foot linear rail on an accurately machined backplate required professional CNC assistance. He was shooting for a 1mm accuracy, but decided to settle for 10mm.
With the long axis done, the rest seemed anticlimactic, at least for moving it around. The system can actually support his bodyweight while moving. The next step was to control the arm manually and use a gripper to open a parts bin.
The arm works, but is somewhat slow and needs some automation. A great start to a project that might not be practical, but is still a fun build and might inspire you to do something equally large.
We have large workbenches, but we tend to use tiny ones more often in our office. We also enjoy ones that are portable.
youtube.com/embed/iarVef8tFiw?…
hackaday.com/2025/12/06/sudo-c…

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Mentre l’Europa parla di Tecnologia proprietaria, Microsoft aumenta i prezzi del 33%
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A partire dal 1° luglio 2026, i prezzi degli abbonamenti a Microsoft 365 e Office 365 per i clienti aziendali e istituzionali aumenteranno dall’8% al 33%, a seconda del piano. Questo adeguamento dei prezzi si applicherà sia ai nuovi contratti che ai rinnovi.
Ad esempio, il piano Microsoft 365 Business Basic aumenterà da 6 a 7 dollari al mese (un aumento del 17%), mentre Microsoft 365 E3, uno dei piani più popolari nelle grandi aziende, aumenterà da 23 a 26 dollari (+13%).
Anche gli abbonamenti governativi sono soggetti a un aumento di prezzo simile. Si noti che questi prezzi non includono Microsoft Copilot, il servizio di intelligenza artificiale generativa, che viene fatturato separatamente (30 dollari per utente al mese).
Servizi migliorati
Secondo l’azienda americana, questo aumento di prezzo fa parte di una strategia volta a migliorare le funzionalità: in un anno sono state aggiunte oltre 1.100 nuove funzionalità a Microsoft 365, SharePoint, Copilot e ai servizi di sicurezza. L’azienda sottolinea quindi la necessità di riflettere questi investimenti nei propri prezzi.Questo imminente aumento dei prezzi incoraggia i clienti a rinnovare i propri abbonamenti prima del 1° luglio 2026, al fine di mantenere le tariffe precedenti per tutta la durata del contratto. A questo proposito, Microsoft sottolinea che i rinnovi anticipati generano il 20% di fatturato in più rispetto ai rinnovi posticipati.
Una base di clienti prigionieri
Questo annuncio arriva in un momento di forte interesse per la sovranità tecnologica.Microsoft è uno dei tre principali hyperscaler, insieme ad Amazon (AWS) e Google (CGP). Le sue suite per ufficio sono ampiamente utilizzate da organizzazioni private e pubbliche.
Cambiare fornitore rappresenta una sfida tecnica e organizzativa. Pertanto, aumentando i prezzi, Microsoft impone le sue scelte a un ecosistema vincolato. Questa situazione solleva anche il ricorrente dibattito sulle alternative alle suite per ufficio americane.
È proprio per affrontare questa situazione che l’Unione Europea ha adottato il Data Act. Questa normativa impone regole più severe sulla portabilità dei servizi cloud per facilitare la migrazione dei dati da un fornitore all’altro.
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