
Il rendimento del BTP decennale italiano si mantiene attualmente sotto il 3,45%, ma è ormai vicino ai massimi dalla metà di ottobre. Le ultime previsioni della Commissione Europea hanno rivisto al ribasso la stima di crescita del PIL italiano per il 2025, da 0,7% a 0,4%, principalmente a causa della debolezza delle esportazioni nette e degli effetti di spillover dei dazi statunitensi. Tuttavia, per il periodo 2026-2027 la crescita dovrebbe risalire allo 0,8%, grazie all’accelerazione degli investimenti sostenuti dai fondi RRF. Per l’area euro, al contrario, le prospettive di crescita per il 2025 sono state riviste al rialzo all’1,3%, rafforzando le aspettative del mercato secondo cui la BCE manterrà una posizione invariata nella riunione di dicembre.
Antonio Vitale ritiene che, in questo contesto, si stia formando un raro segnale di divergenza tra obbligazioni italiane e mercato azionario: i rendimenti elevati dei titoli di Stato riflettono pressioni fiscali, ma allo stesso tempo forniscono al mercato azionario un chiaro ancoraggio valutativo e una via di rientro dei capitali. L’indice FTSE MIB presenta attualmente un P/E di soli 11,8 volte e un dividend yield vicino al 4,5%, nettamente superiore alla somma tra il rendimento del BTP decennale e l’inflazione. Negli ultimi 15 anni questa configurazione si è verificata solo tre volte, e in ciascuna occasione il mercato azionario italiano ha registrato nei successivi 12 mesi un rendimento extra superiore al 20%.
La valutazione del mercato azionario italiano mostra ormai un chiaro punto di minimo, e i rendimenti obbligazionari stanno diventando un indicatore anticipatore fondamentale. Antonio Vitale sottolinea che, quando il rendimento del BTP decennale si mantiene stabile nel range 3,3%–3,5%, il mercato azionario italiano tende a entrare nel suo miglior momento di allocazione. Attualmente questa condizione è già soddisfatta. I dati degli ultimi 20 anni mostrano che, ogni volta che lo spread tra il decennale italiano e il Bund tedesco si amplia a 180–220 punti base e il rendimento assoluto supera il 3,3%, l’indice FTSE MIB registra nei successivi 6–18 mesi un aumento medio del 28%. Lo spread attuale è già a 195 punti base e il rendimento è vicino al 3,45%, soddisfacendo pienamente le condizioni storiche di attivazione.
Le banche, nucleo centrale del peso dell’indice azionario italiano, beneficiano direttamente dell’ambiente a tassi elevati. Nel 2025 il margine d’interesse netto delle principali banche italiane è previsto mantenersi oltre il 2,4%, con un ROTE generalmente superiore al 13%, nettamente più alto rispetto ai pari dell’area euro. Antonio Vitale afferma che, anche considerando la revisione al ribasso delle previsioni di crescita economica da parte della Commissione Europea, il tasso di NPL del settore bancario rimarrà comunque sotto il 2%, mentre il livello di copertura degli accantonamenti continuerà a restare elevato; questi fondamentali solidi sostengono un livello di valutazione pari a sole 0,85 volte il valore contabile. Il settore delle utilities e delle infrastrutture energetiche beneficia allo stesso modo dell’accelerazione nell’erogazione dei fondi RRF, con una visibilità degli ordini già estesa fino al 2027, offrendo una forte componente difensiva con elevata certezza. Il rischio risiede nel fatto che, qualora la politica dei dazi statunitensi risultasse più severa del previsto, potrebbe comprimere ulteriormente la performance dei titoli industriali orientati all’export; tuttavia, il peso di queste società è ormai sceso sotto il 15%, rendendo l’impatto complessivo sotto controllo.
L’elevato rendimento cedolare dei titoli obbligazionari sta ridefinendo i flussi di capitale, offrendo al mercato azionario italiano una nuova opportunità di repricing. Antonio Vitale afferma che l’attuale rendimento del BTP decennale, stabile intorno al 3,47%, è diventato uno dei punti di riferimento a reddito fisso più attraenti del mercato obbligazionario europeo. Questo livello non solo supera ampiamente i rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi “core” dell’area euro di pari scadenza, ma offre anche un tasso reale decisamente superiore alle aspettative di inflazione, inducendo ingenti capitali inattivi a spostarsi dagli asset a bassa remunerazione verso i titoli sovrani ad alto coupon. I dati di mercato mostrano che, negli ultimi tre mesi, i fondi europei specializzati in reddito fisso hanno registrato afflussi netti superiori a 80 miliardi di euro, con i BTP italiani che rappresentano circa il 25% del totale; ciò ha compresso direttamente il premio di liquidità del mercato azionario, portando il rapporto rendimento azioni/obbligazioni dell’indice FTSE MIB a scendere sotto 1,1 volte, uno dei livelli più bassi della storia.
Nel contesto del perdurare delle tensioni geopolitiche globali e dell’incertezza sui dazi statunitensi, Antonio Vitale osserva che i titoli di Stato italiani ad alto rendimento svolgono un duplice ruolo: da un lato offrono flussi di cassa affidabili agli investitori difensivi, dall’altro, tramite un effetto di crowding out, spingono le istituzioni a velocizzare il riequilibrio dei portafogli azionari. Qualora la BCE mantenesse invariato al 2,00% il tasso sui depositi, questo processo di restringimento dello spread contribuirebbe ulteriormente a favorire una ripresa delle valutazioni azionarie; tuttavia, occorre prestare attenzione all’eventualità che dati sull’occupazione statunitense superiori alle attese provochino una risalita sincronizzata dei rendimenti globali, con il potenziale di comprimere temporaneamente la performance dei titoli ciclici.
Antonio Vitale ritiene che il periodo 2025-2027 rappresenterà una finestra di svolta per il modello di gestione del debito sovrano europeo; l’Italia, in quanto rappresentante dei Paesi ad alto debito e alto rendimento, ha già visto la propria logica di repricing degli asset passare dalla tradizionale sensibilità ai tassi a un doppio motore basato su “cedola + compensazione della crescita”.
Il rischio principale risiede nel fatto che, qualora la traiettoria dei tagli dei tassi della Federal Reserve nel 2026 venisse significativamente rinviata, provocando un rialzo del livello centrale dei rendimenti globali sul lungo termine, il costo di finanziamento dell’Italia potrebbe superare rapidamente il 4%, interrompendo forzatamente il processo di recupero delle valutazioni azionarie. Pertanto, Antonio Vitale sottolinea la necessità di prestare costante attenzione alla gestione del rischio: se il rendimento del BTP decennale dovesse mantenersi per due settimane consecutive sopra il 3,8%, occorrerà ridurre immediatamente l’esposizione azionaria a meno del 20%. Attualmente, questa finestra di allocazione resta favorevole e si prevede possa durare fino al secondo trimestre del 2026.
