SUMUD

È iniziato il conto alla rovescia. Per una missione che porterà nel ventre del Mediterraneo un’urgenza che nessun governo ha avuto il coraggio di assumersi.

Il 31 agosto, da Barcellona e da Genova, salperanno le prime imbarcazioni della Global Sumud Flotilla: il più grande tentativo mai organizzato di spezzare l’assedio di Gaza. Decine di navi, centinaia di attivisti, tonnellate di aiuti. E non è che l’inizio: il 4 settembre, altre decine di imbarcazioni partiranno dalla Tunisia e dai porti del Sud Italia. Ancora sconosciuti gli scali.

È rottura, è azione, è Sumud: la fermezza, che resiste anche quando la storia sembra franare.

44 paesi coinvolti, centinaia di città che dal 31 agosto in poi ospiteranno manifestazioni, azioni dirette. Un oceano di popoli che si rifiutano di stare a guardare.

Il cuore italiano di questa missione batte forte a Genova. Qui, nel cuore del porto, si corre contro il tempo per caricare 40–45 tonnellate di aiuti umanitari: generi alimentari, medicine, beni di prima necessità. Qui associazioni come Music for Peace e CALP hanno fatto della solidarietà una pratica concreta, non una parola da comunicati.

La Flotilla è un atto di insubordinazione globale. È la pratica di un corridoio umanitario laddove le cancellerie sono immobili, per codardia o per complicità. È la testimonianza che la solidarietà non chiede permesso.

Il rischio è enorme: chi parte lo sa. Ma o si è complici del blocco, o si è parte di chi lo sfida.

Alfredo Facchini



@attualita

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