Inktober 2025 - Però per scritto

Inktober 2025 – Però per scritto

L'Inktober ( inktober.com/ ) è un'iniziativa che ricorre ogni anno: 31 prompt per realizzare altrettante illustrazioni, così da stimolare la creatività e non soccombere all'apatia. K&S quest'anno partecipano congiuntamente. K, da brava illustratrice, posterà i propri disegni sui propri social. S, da totale inetto per quanto riguarda disegno e grafica, parteciperà realizzando brevi raccontini. Si, siamo al corrente che esiste anche un'iniziativa analoga per chi preferisce creare racconti. Ma siamo anticonformisti, che ci volete fare.

Ogni giorno verrà pubblicato qui un racconto, ispirato dalla parola del giorno.

1/10 – Moustache

“Tordek! Tordek, svegliati maledizione! È il tuo turno!” Il giovane nano, non più di 30 anni per gamba, avrebbe di gran lunga preferito restare nel caldo abbraccio dei suoi sogni: la sua casa, laggiù sotto le montagne del sud, davanti al focolare, con sua madre che costantemente rimestava la zuppa e il sorriso di suo padre di ritorno dal turno di lavoro, piccone in mano e sacchettino di monete alla cintura, il frutto di un'onesta giornata tra pietre e scintille. Ma ormai tutto ciò faceva parte del passato. La miniera era esausta da tempo, e il giovane Tordek era dovuto andare prematuramente in cerca di fortuna per potersi permettere qualche spicciolo per sopravvivere e contribuire ai bilanci familiari. Fù così che si unì alla spedizione nelle terre degli elfi, capitanata dal leggendario Baburk Sventradraghi, un vero eroe nell'esercito nanico, una figura a cui ogni giovane recluta come Tordek si ispirava. E, naturalmente, temeva. “Tordek! Scansafatiche che non sei altro, tocca a te fare la guardia!” Il giovane soldato di ventura finalmente aprì gli occhi, si scosse la brina dalla corta barba incolta, tipica dai nani adolescenti, e prese coscienza di sé e di dove si trovasse. “Buon... buongiorno. Chi c'è di turno adesso? A chi devo dare il cambio?”

“A Baburk in persona, idiota! Non vorrai mica farlo aspettare?”

Tordek non lo sapeva, ma dare il cambio al turno di guardia del capitano era un classico “rito di iniziazione” delle nuove reclute. Baburk Sventradraghi era famoso per il suo eroismo, ma anche e forse soprattutto per la sua scontrosità e spietatezza nei confronti dell'inefficenza delle proprie truppe. Proprio per questo i suoi diretti sottoposti, quando organizzavano i turni di guardia, facevano in modo che a dargli il cambio capitassero sempre nuove reclute, certi che il vecchio capitano avrebbe avuto modo di dare spettacolo con qualche “ramanzina”.

Tordek indossò l'armatura di cuoio, e nervosamente si recò al limitare del campo, dove la neve scendeva copiosamente, e ricopriva tutto in un gelato torpore. Tutto, tranne che la possente figura del capitano. Avvicinandosi, Tordek lo vide statuario, immobile, la sua stessa presenza incuteva timore e ispirava disciplina. Un pesante colbacco gli adornava la testa, e una grossa sciarpa di lana gli ricopriva il volto, tranne che per la sua barba e i foltissimi baffi, invidia della maggior parte dell'esercito nanico. Erano certamente ricoperti di ghiaccio e neve, ma spiccavano comunque col loro colore rosso fuoco. Decisamente dei baffi da leader, pensò Tordek.

“Capitano... capitano Baburk, sono venuto a darle il cambio. Capitano?”

La nervosa voce del giovane Tordek si confondeva col vento freddo, tagliente come un rasoio.

Baburk non accennò alcuna reazione. Continuava a guardare l'orizzonte, ascia in pugno, come se i suoi occhi volessero fendere l'oscurità e la neve stessa, come se la ghiacciate terre del nord non avessero alcun segreto per lui. Di certo, con una vedetta così, perfino i vigliacchi elfi non avrebbero potuto nascondersi, pensò Tordek.

“Capitano? Vada a riposare, è il mio turno adesso.”

Di nuovo, nessuna risposta. Tordek, confuso, pensò di essersi presentato in ritardo, e che questo trattamento del silenzio fosse un preludio alla rabbia che ne sarebbe scaturita. O forse, una lezione: forse il capitano voleva dimostrare alle truppe cosa fosse davvero il senso del dovere e della disciplina, forse intendeva fare due turni di guardia uno dietro l'altro! Si, sicuramente, Baburk Sventradraghi era considerato forte come una legione intera di nani, cos'erano due turni di guardia per uno come lui?

Dopo qualche minuto d'attesa, complice il freddo vento che gli tagliava la faccia come un rasoio, Tordek era ormai convinto: Baburk gli stava mostrando cosa fosse davvero lo spirito di un soldato, il ligio rispetto del dovere, la risposta di un vero eroe alle angherie della rigida vita militare.

“Capitano, dunque io... io andrei eh... mandi un segnale se cambia idea, arriverò subito a dare il cambio!”

Tordek tornò dunque al suo giaciglio, sotto al riparo che la truppa aveva approntato. Tutti nell'accampamento stavano di nuovo dormendo, certi che la recluta avesse sostituito il capitano, stranamente senza incappare in una delle sue solite dimostrazioni d'ira.

Tordek chiuse gli occhi, e la stanchezza lo riconsegnò rapidamente ai suoi sogni. Sognò sé stesso, valoroso modello d'eroismo, ascia in pugno, baffi smaglianti color fuoco, che si impongono contro la notte e il gelo, quasi ad affermare la propria superiorità.

Tordek però non si svegliò con le luci dell'alba. I suoi occhi rimasero chiusi, e i suoi baffi non ebbero mai occasione di crescere. Quella notte, un vile assalto dei codardi dalle orecchie a punta sorprese la legione di nani, curiosamente sguarnita da una qualsivoglia guardia. Dopo aver piantato saldamente le proprie lame nel costato degli invasori, gli elfi ebbero occasione di ridere copiosamente scoprendo una buffa figura, impettita, ascia in pugno e smaglianti baffoni rossi sul volto. Volto che, come d'altronde tutto il resto del corpo, era rimasto assiderato da chissà quante ore.


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