«La letteratura non si genera: si soffre. È un atto di disobbedienza contro la perfezione. È la creazione di un’imperfezione che resiste. L’Intelligenza Artificiale non conosce la vergogna, la perdita, la gioia assurda di una frase che nasce sbagliata e poi, per miracolo, si salva da sola. Non ha mai cancellato una pagina intera solo per salvare un aggettivo. Ciò che l’IA chiama “errore” è, in realtà, il luogo dove l’uomo diventa scrittore. Non “narratore”. Scrittore.
Ho dialogato con lei, l’IA, come con una musa troppo efficiente. E mi ha restituito un libro perfetto, che non valeva niente».