AUKUS Pillar 2 e il caso Palantir: la sfida tecnologica dell’Occidente

Dal nucleare al digitale, AUKUS si espande. Quando nel 2021 venne annunciata l’alleanza AUKUS, l’attenzione era tutta sul Pillar 1: la costruzione di sottomarini a propulsione nucleare per l’Australia, una scelta strategica destinata a spostare equilibri nel Pacifico. Ma col tempo, il vero terreno di gioco si è rivelato il Pillar 2: intelligenza artificiale, quantum computing, ipersonica, cyber, sistemi autonomi marittimi, guerra elettronica. In sostanza, le tecnologie che determineranno la superiorità militare di domani.

Pillar 2: promesse e rischi


Il secondo pilastro promette risultati rapidi, come gli algoritmi di AI già condivisi per la caccia ai sottomarini. Un segnale che l’alleanza non vuole solo difendere, ma innovare. Tuttavia, la strada è irta di ostacoli: riforme normative come quelle dell’ITAR americano, lacune nei finanziamenti pubblici per la ricerca precoce, difficoltà a trasformare prototipi in capacità operative. Non mancano critiche: l’ASPI australiano ha avvertito che senza un focus chiaro, il Pillar 2 rischia di restare una “pila di buone intenzioni” priva di impatti militari concreti.

L’offensiva di Palantir a Londra


In questo quadro si inserisce Palantir, la società americana di big data e intelligenza artificiale, legata fin dalla nascita nel 2003 agli apparati di intelligence. Dopo aver consolidato la sua presenza negli Stati Uniti e vinto un contratto miliardario con il NHS britannico, Palantir punta a diventare il motore tecnologico del Pillar 2. A Londra, la società ha organizzato eventi mirati a sedurre i decisori AUKUS, con dimostrazioni di AI per la difesa irregolare e l’intelligence, e con ex alti funzionari britannici nel ruolo di ambasciatori presso stakeholder politici e industriali.

Il ruolo chiave di Damian Parmenter


Emblematica è la parabola di Damian Parmenter, ex direttore generale AUKUS al Ministero della Difesa britannico, passato nel luglio 2025 a Palantir come Senior Counsellor. Un insider prezioso per comprendere dinamiche e priorità del progetto, ma anche fonte di sospetti di conflitti d’interesse. L’ACOBA, l’ente britannico che regola i rapporti post-governativi, ha imposto vincoli stringenti: no lobbying verso il governo UK, no uso di informazioni privilegiate, no attività sui contratti britannici per due anni. Palantir ha assicurato la compliance con programmi di formazione interna. Ma la mossa resta significativa: avere un ex coordinatore AUKUS a bordo significa rafforzare la propria credibilità nel cuore dell’alleanza.

Le dinamiche geoeconomiche


Il Pillar 2 non è solo difesa, ma anche industria. Gli Stati Uniti spingono perché partner come Australia e Regno Unito riducano i tempi di adozione e accettino regole comuni per la condivisione dei dati e degli algoritmi. In gioco non c’è solo la sicurezza, ma anche l’accesso a mercati miliardari per le società di AI, di software e di sensoristica. Palantir, con piattaforme come Gotham e Foundry, cerca di posizionarsi come attore irrinunciabile, pronto a tradurre gli obiettivi politici di AUKUS in soluzioni pratiche.

Verso una nuova corsa tecnologica


Nel 2025, test congiunti USA, UK e Australia hanno già mostrato algoritmi capaci di elaborare in tempo reale i dati provenienti da sonoboe per la lotta antisommergibile. È un assaggio della trasformazione in corso: la guerra sottomarina, per decenni dominio della potenza di fuoco e della silenziosità degli scafi, si gioca ora sulla velocità di calcolo e sulla qualità dei dati. Ma la sfida è duplice: da un lato accelerare l’innovazione, dall’altro evitare che il progetto si frammenti sotto il peso di interessi nazionali e rivalità industriali.

Conclusione: AUKUS come stress test dell’Occidente


Il Pillar 2 dell’AUKUS rappresenta un banco di prova per la capacità delle democrazie occidentali di tradurre la cooperazione politica in innovazione tecnologica condivisa. Palantir è l’esempio di come attori privati possano inserirsi in questa partita, colmando gap e dettando tempi. Ma resta aperta la questione fondamentale: l’alleanza saprà trasformare algoritmi e prototipi in deterrenza reale contro la Cina, o resterà intrappolata tra vincoli burocratici e burocrazie nazionali? La risposta deciderà non solo il futuro dell’AUKUS, ma la tenuta stessa della supremazia tecnologica occidentale nell’Indo-Pacifico.

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