«"Hanno trascinato la piccola Greta per i capelli davanti ai nostri occhi, l'hanno picchiata pesantemente e l'hanno costretta a baciare la bandiera israeliana. Hanno fatto di tutto ciò che è immaginabile a lei, come monito per gli altri", ha testimoniato l'attivista turco Ersin Çelik, rilasciato da Ketziot, l'inferno desertico dove le sevizie sono routine. Non contenti di questo assalto fisico, i carcerieri israeliani hanno tormentato Greta trascinandola per terra come un animale, avvolgendola nella bandiera del regime come un trofeo di guerra e esponendola nuda all'umiliazione collettiva, mentre la deridevano per la sua "debolezza".
L'attivista italiano Lorenzo Agostino, compagno di flottiglia, ha descritto come Greta sia stata umiliata in modo sistematico: bendata, ammanettata con ferri troppo stretti che le segavano i polsi, lasciata al gelo per ore senza un sorso d'acqua, in un trattamento che evoca le tattiche di un gruppo terroristico – ironia amara, considerando che Israele si autoproclama vittima.
Testimoni oculari confermano che l'hanno colpita ripetutamente, tirandole i capelli e costringendola a gesti contro la sua volontà, in celle infestate da cimici dove è stata buttata come spazzatura, obbligata a sedere su superfici dure per periodi interminabili, un'arma psicologica per annientare la resistenza. Queste non sono "perquisizioni necessarie": sono torture severe, paragonate apertamente ai crimini nazisti da Çelik stesso, un'eco orrenda che rivela l'ipocrisia di un regime che piange l'Olocausto mentre lo replica contro innocenti.
Greta, "solo una bambina" come l'ha definita un testimone, è stata picchiata, umiliata e violata in modi che gridano vendetta – un monito velenoso a chiunque osi portare aiuti a Gaza. Questo orrore su una giovane donna disarmata non è difesa: è barbarie pura, un crimine contro l'umanità che macchia per sempre l'anima di Israele e dei suoi complici silenziosi». https://poliversity.it/@emama/115322158253292701