Da Il Post.
Le radio che trasmettono ancora in AM
È una tecnologia più economica dell'FM e oggi quasi in disuso, ma ancora sfruttata da piccole emittenti locali
In Italia la storia dell’AM è legata soprattutto alla Rai, che cominciò a trasmettere in onde medie nel 1924, quando ancora si chiamava URI (Unione Radiofonica Italiana). Lo ha fatto fino al 2022, quando spense tutti i trasmettitori in modulazione di ampiezza usati da Rai Radio 1, che era l’ultima rete a diffondere ancora su quelle frequenze.
Fino a dieci anni fa in Italia le frequenze in onde medie (AM) erano riservate per legge quasi esclusivamente alla Rai, che era di fatto l’unico grande operatore autorizzato a usarle, insieme a poche altre emittenti private. Le cose sono cambiate nel 2015, quando una legge ha riconosciuto al ministero dello Sviluppo economico (oggi delle Imprese e del Made in Italy) il diritto di assegnare le frequenze in onde medie anche a emittenti private.
Oggi le emittenti regolarmente autorizzate che trasmettono in onde medie sono circa una trentina.
Negli ultimi anni molte di queste emittenti hanno iniziato a utilizzare il sistema DRM (Digital Radio Mondiale), una tecnologia che consente di trasmettere in formato digitale sulle stesse frequenze dell’AM. Il segnale viene convertito in digitale, diventando più stabile e meno soggetto a interferenze, con una qualità del suono simile a quella dell’FM ma con la stessa copertura a lunga distanza delle onde medie tradizionali.
Il DRM, inoltre, permette di trasmettere contemporaneamente in analogico e digitale, così da raggiungere sia i vecchi ricevitori sia quelli di nuova generazione.
L'articolo completo si può leggere qui: https://www.ilpost.it/2025/10/30/radio-am-italiane/.



 


 

 

