Da Il Manifesto.
Cariche e idranti contro il corteo pro-Pal diretto alla Festa del cinema di Roma.
«Per andare avanti ci chiedono di abbassare le bandiere palestinesi. Per noi le bandiere sono come i tatuaggi sul nostro corpo, non le lasceremo» denunciano gli organizzatori, assicurando che il percorso era stato comunicato con anticipo.
E un atteggiamento censorio rispetto ai simboli della protesta si riscontra anche alla Festa del Cinema di Roma, dove una parte del mondo dello spettacolo si era data appuntamento, sia per portare la propria voce in sostegno alla causa palestinese, sia per denunciare i tagli previsti in manovra al Fondo cinema e audiovisivo.
Assistiamo a una «piccola» scena allarmante: una madre e una figlia, avvolte dalla bandiera della Palestina, si scattano una foto con il red carpet sullo sfondo. Vengono immediatamente raggiunte da agenti in borghese che intimano: «Ogni manifestazione deve essere autorizzata». E il movimento delle maestranze “Siamo ai titoli di coda” denuncia la confisca del loro striscione, che doveva essere srotolato sul red carpet, con la scritta «Ci avete tagliato fuori».
Fabrizio Gifuni ha invece sfilato sulla passerella con una kefiah al collo, al manifesto dice: «È un momento non solo drammatico, ma osceno, sia nel mondo che nel nostro piccolo settore – che però conta 124mila lavoratori e lavoratrici dello spettacolo. Insieme a 80 attori oggi c’erano tecnici, parrucchieri, arredatori, truccatori, abbiamo dato loro la parola. In questi tempi terribili che stiamo vivendo, abbiamo la catastrofe sotto gli occhi da due anni, ma in realtà da quasi un secolo. Ha a che fare con il genocidio di un popolo, con la distruzione sistematica, l’occupazione di terre. E visto che da qualche settimana non si fa che parlare di questa ipotesi del piano di pace, ma si continua a morire in Cisgiordania e a Gaza, io personalmente sento la necessità di tenere bene aperti gli occhi e di continuare a parlarne perché il silenzio uccide tanto quanto le bombe». Un silenzio che stavolta però la questura di Roma ha scelto di avallare.
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