Il ricatto dei supermercati all’agricoltura italiana
Nel retro di un grande magazzino agricolo, tra bancali carichi, muletti in movimento e cassette vuote accatastate contro le pareti, Carmine ci riceve in un piccolo ufficio dalle pareti spoglie, illuminato da un neon freddo (tutti i nomi dei produttori agricoli in questo articolo sono stati cambiati, e gli indizi che potessero farli identificare cancellati). È il direttore operativo di un gruppo che produce e commercializza ortofrutta. Mentre parliamo, apre un cassetto e ne estrae un grosso faldone, pieno di carte e contratti.
“Il diavolo si nasconde nei dettagli”, sottolinea il responsabile di un altro gruppo ortofrutticolo. “Le pretese che ci mettono più in difficoltà, come il ristorno o le promozioni forzate, sono nella lista grigia. Quindi oggi non solo siamo costretti ad accettarle, ma dobbiamo anche firmare contratti che ne sanciscono la legittimità. È perfino peggio: stiamo autocertificando la riduzione del nostro utile”.
